Settantacinque anni fa nasceva Syd Barrett: storia e curiosità del fondatore e leader dei Pink Floyd

06.01.2021

Geniale, stravagante, psichedelico. Syd Barrett è stato anima, fondatore e leader, di una delle rockband più influenti della storia della musica contemporanea: i Pink Floyd. Seppur rimasto nel gruppo solo qualche anno, ha contribuito a influenzare tutta la carriera (e i successivi successi) dei compagni Roger Waters, Nick Mason e Richard Wright, ai quali si aggiungerà, proprio in sostituzione del "crazy diamond", David Gilmour. Droghe e malattia mentale distrussero però la mente di Barrett rendendo impossibile riuscire a lavorare con lui, fino a costringere gli amici d'infanzia ad abbandonarlo. Ma Syd non è mai uscito veramente dal gruppo e la sua arte e originalità ha continuato a far crescere i Pink Floyd, fino a conquistare il mondo e a ricordare sempre: "Wish You Were Here".

LA STORIA DI BARRETT

Syd Barrett, nome d'arte di Roger Keith Barrett, era il quarto di cinque figli, nato a Cambridge, in Inghilterra. Fin da bambino mostrò un particolare talento per la pittura e la scrittura, molto portato nel creare giochi di parole e vari espedienti letterari. A 14 anni scoprì anche la passione per la musica con Bo Diddley, gli Shadow e Buddy Holly che divennero i suoi artisti di riferimento. Iniziò così a suonare con due amici, uno dei quali era un batterista di nome Sid Barrett. Per distinguerli, il soprannome del futuro fondatore dei Pink Floyd venne modificato dal pubblico sostituendo la i con la y. Ma "Syd" non è l'unico soprannome di Barrett, anche chiamato "Syd The Beat", "Syd-Knee" e "Sydernee". Erano gli anni '60, quando nel Regno Unito si sperimentavano droghe come speed e cannabis e dagli Usa iniziò a diffondersi un allucinigeno: l'LSD. Tra prove a casa di Barrett e sostanze stupefacenti, si formò la prima band, i Geoff Mott and the Mottoes, di cui faceva parte anche l'amico d'infanzia Roger Waters. Il gruppo si sciolse dopo il primo spettacolo e, qualche anno più tardi, nel 1965, Syd e Roger decisero di mettere in piedi un nuovo gruppo: i Pink Floyd.

CHI SONO I PINK FLOYD?

"Chi le ha suggerito il nome Pink Floyd? Gli alieni", rispose Barrett a un giornalista. Il nome della band, invece sembra derivasse dai due bluesmen preferiti di Syd: Pink Anderson e Floyd Council. Anche i gatti del musicista si chamavano Pink e Floyd. Il gruppo, composto da Syd Barrett, Roger Waters, Richard Wright e Nick Mason, iniziò a esibirsi prevalentemente nei locali underground fino a quando non fu ingaggiato per una serie di concerti al Marquee Club di Londra. La stravaganza e il talento di Barrett erano in grado di catalizzare il pubblico fino a conquistare, già dall'aprile del 1966, tra i fan la futura rockstar David Bowie e il futuro manager dei Sex Pistols, Malcolm McLaren. Da lì in poi gli spettacoli e i concerti a Londra divennero sempre più frequenti e strani ,come quello per l'inaugurazione dell'International Times, dove oltre all'abbondante quantità di droghe di vario tipo, sul palco si presentarono un Paul McCartney vestito da sceicco arabo e una Marianne Faithfull con abiti da suora. A metà degli anni '60 la creatività di Syd era al suo picco massimo con brani come "Matilda Mother" e "See Emily Play".

IL SUCCESSO DELLA BAND E I PROBLEMI DI SYD

L'anno della svolta dei Pink Floyd fu il 1967 con la serie di fortunati concerti in tutto il Regno Unito, in particolare nel locale londinese UFO Club. La band a gennaio registrò il primo 45 giri per la Emi. Per il primo singolo, "Arnold Layne", venne girato un video in bianco e nero, poi un altro a colori per una traccia che Barrett aveva già composto ma non era stata ancora pubblicata: "The Scarecrow". Intanto aumentavano le esibizioni in pubblico e le continue richieste di materiale dalla casa discografica con Syd che si sentiva sempre più stanco. Un'amica del fondatore della band dichiarò che, a quei tempi, gli acidi erano molto diffusi e probabilmente il musicista ne prendeva 50 microgrammi al giorno per fare brevi trip e contemporaneamente apparire normale. A questo si aggiungevano cannabis e qualche pillola di Mandrax, un farmaco con effetti simili alla morfina se preso con alcool. Iniziarono così a emergere i comportamenti sempre più strani di Barrett e le difficoltà all'interno del gruppo e, in particolare, con i produttori. Norman Smith dichiarò che lavorare con l'artista "era diventato un inferno" e che Syd sembrava non avere entusiasmo per niente e che "parlare con lui era come parlare a un muro, perché il suo viso era senza espressione". Se durante le registrazioni "crazy diamond" cambiava spesso le tonalità o le parole rendendo impossibile seguirlo o arrivava in pigiama, gli stessi atteggiamenti iniziarono a presentarsi anche durante le esibizioni, con il musicista che sul palco si andava a sedere vicino a un amplificatore o scordava la chitarra e si fermava ad agitare un plettro o smetteva di cantare. Con la partenza per un tour negli Stati Uniti, i problemi di Syd peggiorarono fino a non riuscire a seguire il playback in una trasmissione e ad abbandonare un concerto per scappare su una Cadillac senza meta. Nei Paesi Bassi il leader dei Pink Floyd non provò neanche a suonare.

L'ABBANDONO DEI PINK FLOYD

A dicembre del 1967 Roger Waters chiese al chitarrista David Gilmour, che era un eccellente musicista e vecchio amico di Barrett, di unirsi ai Floyd come supporto. Syd ignorò l'ingresso del nuovo membro pensando semplicemente che fosse molto bravo. Il 3 gennaio del 1968 Gilmour entrò ufficialmente nella band. In quel mese il gruppo tenne 4 concerti con Barrett che sembrava essersi un po' ripreso anche se il lavoro sul palco veniva svolto principalmente da Gilmour. Per il quinto concerto i compagni non passarono neanche a prendere Syd Barrett che qualche mese dopo, il 6 aprile del 1968, uscì ufficialmente dalla band.

LA CARRIERA DA SOLISTA

Seguirono due album da solista di Barrett: "The Madcap Laughs" e "Barrett". Al primo contribuirono anche Roger Waters e David Gilmour e resta emblematica la copertina realizzata dallo studio fotografico Hipnosis. L'immagine venne scattata nella camera del musicista che era stata dipinta da lui stesso con strisce arancioni e viola. I mobili erano spostati tutti contro il muro e c'era un grande spazio vuoto. La ragazza che si vede sullo sfondo era la fidanzata di Barrett che girava nuda per casa. Intanto, nel 1975 i Pink Floyd pubblicarono l'album "Wish You Were Here" che conteneva moltissimi riferimenti all'ex leader. Si parla anche di un episodio emblematico accaduto durante la registrazione di "Shine On Your Crazy Diamond", il brano con più elementi riconducibili a Syd. Negli studi di Abbey Road arrivò un uomo obeso, calvo e senza sopracciglia con in mano una busta della spesa che si aggirava con aria distratta. Dopo un bel po' di tempo fu David Gilmour a riconoscere Barrett. Il gruppo e l'ex fondatore andarono a pranzo insieme e poi Syd scomparve, lasciando i Pink Floyd tra le lacrime. Fu l'ultima volta che lo videro, a parte Roger Waters che lo incontrò anni dopo per caso nei magazzini di Harrods.

SHINE ON YOU CRAZY DIAMOND

"Ricordi quando eri giovane/splendevi quanto il sole/Continua a brillare pazzo diamante/ora c'è uno sguardo nei tuoi occhi/come dei buchi neri nel cielo". Il testo di "Shine On You Crazy Diamond" sembra narrare esattamente la parabola discendente di Syd Barrett. "Ho qualcosa che non va nella testa. E, comunque, non sono nulla di ciò che pensate io sia" è una delle frasi più celebri dell'artista. I problemi del musicista sono stati etichettati semplicemente come "problemi mentali" con alcuni che parlavano di schizofrenia, bipolarismo o semplice epilessia fino a ipotizzare soffrisse di sindrome di Asperger. Uscito dalle scene, tornato a vivere a Cambridge dalla madre, Barrett morì il 7 luglio del 2006 per un tumore al pancreas. Da anni conduceva una vita ritirata dipingendo e dedicandosi al giardinaggio.

L'EREDITÀ ARTISTICA DI SYD BARRETT

Oltre ad aver esercitato un'influenza enorme sui Pink Floyd, anche dopo l'addio al gruppo, lo stile di Barrett si ritrova nei capolavori di numerosi altri artisti come Paul McCartney, Pete Townshend e i Blur, fino a David Bowie. Numerosi sono i tributi composti in memoria di Syd, tra cui un album del 1987 interamente dedicato a reinterpretazioni delle sue canzoni. Dopo il ritiro dalle scene, il culto della sua persona crebbe a dismisura diventando una vera e propria icona dell'artista psichedelico, visionario e maledetto. Nel 1996 è stato inserito nella Rock and Roll Hall of Fame come membro dei Pink Floyd.