De Amicis: "L'orchestra è un'entità viva. Siamo concentrati sulla resa musicale, ma saremo anche pubblico

02.03.2021

C'è chi il festival lo vive sul palco e chi sul podio. Come Leonardo De Amicis, il direttore d'orchestra che per il secondo anno consecutivo dirige i musicisti all'Ariston. "Ormai siamo diventati una famiglia, anche se per dodici mesi siamo stati fermi - racconta il direttore in una pausa tra una prova e l'altra -. Non si può negare che questo sia un festival inedito, con un'atmosfera straordinaria, nel senso di fuori dal comune, un festival con l'asterisco, quello della pandemia. Ma anche con la forza di ripartire, di accendere una luce sul nostro settore che è stato messo in ginocchio". Ma De Amicis, come i suoi orchestrali, non si sente un privilegiato. "Il privilegio in sé è essere dei musicisti. Riuscire a lavorare con la musica. E qui rappresentiamo tutti quelli che stanno a casa". E poco utili sembrano così essere le polemiche che si sono scatenate sull'opportunità o meno di mettere in piedi la macchina del festival. "Bisogna aiutare tutti a riaprire tutto, ma non si può farlo chiudendo. Se accendiamo la luce, forse, possiamo essere visti. Sanremo è una fiammella accesa, che può essere presa ad esempio per tornare alla normalità delle nostre vite, con l'attenzione necessaria", sottolinea ancora. La pandemia, causa distanziamento e protocolli Rai, ha avuto impatto anche sull'organizzazione dell'orchestra, che - rispetto agli anni passati - ha molto più spazio a disposizione e si allarga fino a buona parte della platea (vuota), trasformando in qualche modo i musicisti in spettatori. "L'orchestra è un'entità che si muove, viva. Viviamo sia da orchestra che da coloro che osservano. Quest'anno ancora di più, ma le reazioni saranno sempre le stesse. Io batterò le mani come ho sempre fatto, lo farò a prescindere. Mi sono sempre divertito, lo farò anche quest'anno. Per noi la presenza o meno del pubblico non cambia molto, siamo concentrati al 100% sull'aspetto musicale".