Duran Duran: "Riflettiamo sul passato guardando al futuro"

17.10.2021

Tra le band più longeve al mondo, da oltre 40 anni insieme al netto di temporanei allontanamenti dell'uno o dell'altro membro del gruppo, i Duran Duran, riconosciuti come pionieri sia nella musica che nelle nuove tecnologie, non smettono di guardare al futuro e pubblicano - il 22 ottobre - il quindicesimo album in studio, dal significativo titolo Future Past (Tape Modern/BMG), che arriva a sei anni da Paper Gods. "Non avevamo intenzione di rimanere in silenzio così a lungo", si giustifica Nick Rhodes, aggiungendo che Future Past "è il disco più autoreferenziale che abbiamo fatto, piuttosto personale. Riflette sul passato, ma allo stesso tempo guarda al futuro, che poi è quello che cerchiamo sempre di fare con la musica. Un bilanciamento tra luce e ombra, che riflette come siamo e le vite che viviamo". Il titolo, rincara Simon Le Bon, "si riferisce all'idea che momento futuro diventerà passato: un altro modo di definire il presente e di tornare anche a quello che siamo stati. Ma noi crediamo nel nostro futuro, in quello della musica e della razza umana". I sei anni tra un lavoro e l'altro sono stati necessari anche a causa della pandemia, che ha fermato i Duran Duran durante la lavorazione. "Future Past ha vissuto tre fasi - racconta il cantante, prendendo a prestito la metafora - la prima pre-pandemia, quando stavamo scrivendo le canzoni e vedevamo davanti a noi una strada stretta. Poi la seconda fase, quella della pandemia, con il mondo che è cambiato improvvisamente. L'album si è fermato, ma qualcosa è successo: tutte le idee sono andate al loro posto e il sole si è alzato ad illuminare il nostro viaggio. Con la terza fase la luce è arrivata a illuminare tutto il panorama che avevamo intorno: ogni pezzo dell'album era andato al suo posto". "Quando ci siamo ritrovati insieme dopo il lockdown - aggiunge John Taylor - eravamo più focalizzati di prima". Future Past, nel quale la matrice inconfondibile dei Duran Duran si sente forte e chiara, vanta produttori come Erol Alkan, Giorgio Moroder e Mark Ronson, ed ospiti speciali come il chitarrista del Blur Graham Coxon, e l'ex pianista di Bowie Mike Garson. "Sapevamo esattamente ciò che volevamo, e l'abbiamo ottenuto. Ognuna delle collaborazioni è stata importante". Tra tutte, forse, quella che ha lasciato il segno - secondo Nick - con Moroder: "Era un sogno fin dall'inizio della nostra carriera. L'uomo che ha cambiato la dance music per sempre". Quarant'anni di successi - il primo album che portava il loro nome uscì nel 1981 -, di hit (Wild Boys, Save A Prayer, The Reflex, per citarne alcuni), di fan in delirio, che la band però si limita a circoscrivere alla canzone Anniversary. "Quattro decadi, chi l'avrebbe mai detto. Siamo grati di essere rimasti insieme per cosi' tanto tempo". Rimorsi o rimpianti? "No. Siamo padroni del nostro destino: l'importante è avere sempre qualcosa da comunicare".