Il protagonista di oggi: intervista con Marcello Liverani. La sua musica capace di sottolineare i silenzi e le trasparenze.

25.05.2022

Il nostro protagonista di oggi è il musicista sardo Marcello Liverani. "How to fall dawn" è il suo nuovo lavoro distribuito da Believe e Blue Spiral Records.

Per me comporre è di vitale importanza. Ne sono praticamente dipendente e passo gran parte del mio tempo a farlo. Quando mi accingo ad iniziare un nuovo lavoro mi prendo un periodo di riflessione nel quale prende vita il mood ben preciso che pervaderà l'album.

Chi è oggi Marcello Liverani?

Un essere umano che cerca. Come tutti. Io amo farlo in musica. Penso che il nostro compito nella vita sia quello di diventare ogni giorno di più ciò che siamo. Il mio lavoro di prossima uscita è un'istantanea piuttosto fedele di ciò che sono oggi.

Puoi raccontare come componi una nuova opera?

Per me comporre è di vitale importanza. Ne sono praticamente dipendente e passo gran parte del mio tempo a farlo. Quando mi accingo ad iniziare un nuovo lavoro mi prendo un periodo di riflessione nel quale prende vita il mood ben preciso che pervaderà l'album. Il primo periodo di scrittura dei brani è istintivo e caotico e fa emergere immagini, texture e riferimenti sinestetici molto forti. Dopo questo momento per me l'opera diventa idealmente carne: ha già un volto, un colore, una gamma di emozioni che, pur nelle loro sfumature, toccano determinate corde del mio animo. In un certo senso è come se, arrivati a quel punto, l'opera "scrivesse me" per mezzo dell'immagine che le ho dato.

Solitamente tendo a terminare un brano e tornarci sopra dopo aver continuato a lavorare agli altri. In realtà per mia natura cercherei di lavorare su un brano per volta ma poi succede che i brani inizino a "comunicare".

Lavori su un pezzo alla volta o su più brani contemporaneamente?

Solitamente tendo a terminare un brano e tornarci sopra dopo aver continuato a lavorare agli altri. In realtà per mia natura cercherei di lavorare su un brano per volta ma poi succede che i brani inizino a "comunicare". Sento che un suono ha necessità di entrare anche in altri brani e che la forma di un brano già concluso possa arricchirsi dell'esperienza di un brano cui sto lavorando.


Si influenzano a vicenda?

Decisamente si. Sotto molti aspetti: nel mood generale, nel suono e persino nell'alternarsi degli organici. Nell'Ep ci saranno, ad esempio, 2 brani per pianoforte solo che rappresentano dei momenti di stasi o un passaggio se vogliamo da "kronos" a "kairos" ovvero dal tempo lineare al tempo circolare nella macroforma. Come dicevo anche gli stessi suoni e le idee formali fluiscono e circolano tra i brani facendo degli album un unicum.


Come descriveresti il tuo "suono"?

Lo definirei caldo e corposo ma allo stesso tempo capace di sottolineare i silenzi e le trasparenze in musica attraverso un alternarsi di semplicità elettroniche e crescendo a tratti orchestrali. Un suono fatto di continue rielaborazioni di texture che si sviluppano cercando sensazioni quasi tattili. Ci sono alcuni elementi che mi piace sottolineare come cifra sonora e stilistica: la compresenza di elementi ambient e melodici, il dialogo tra elettronica, i synth e gli strumenti acustici ( il pianforte in primis), l'uso moderato ma importante dei beats e infine l'uso della mia voce (usata in maniera "trasparente") che è per me un ulteriore opportunità di entrare nella musica e sentirmene parte nella carne.

Cosa è cambiato con il tuo nuovo lavoro "How to fall down"?

Premetto che "How to fall down" che esce in questi giorni come Ep rappresenta la prima parte del disco "How to fall down below the surface" in uscita a luglio. E' un lavoro più cupo rispetto ai precedenti, a tratti doloroso. Il suono si è fatto più essenziale e crudo alternando tratti di luminosità a tratti cupi e talvolta con un certo grado di sperimentazione timbrica. Questo mood è entrato anche nella forma e struttura dei brani: rispetto ai lavori precedenti ho lavorato, ad esempio, molto di più con forme bipartite cioè accostando 2 parti spesso in maniera "paratattica" ovvero più seguendo una libera associazione di idee che un vero e proprio sviluppo. Questo modo di elaborare la forma, insieme al timbro, concorre a mio avviso a quella sensazione di resa che pervade tutto il lavoro.


Infine, su cos'altro stai lavorando in questo momento?

In questo momento sto terminando di lavorare alla seconda parte dell'album quella "below the surface".