Il protagonista di oggi: intervista con Marcello Liverani. La sua musica fra istinto compositivo e una originale idea di ispirazione.

15.02.2021

Il nostro protagonista di oggi è il compositore, producer e interprete Marcello Liverani.

A casa mia la musica si è sempre ascoltata con intento quasi religioso (mio padre è un audiofilo convinto e appassionato di musica classica) ed io già alle elementari qualche volta mancavo da scuola per poter "comporre" delle melodie sulla tastiera Farfisa che avevo chiesto come regalo per la comunione.

Come e quando nasce la tua passione per la musica? 


Credo che la risposta a questa domanda accomuni molti musicisti: ero talmente piccolo da non ricordare esattamente quando è nata la mia passione per la musica. A casa mia la musica si è sempre ascoltata con intento quasi religioso (mio padre è un audiofilo convinto e appassionato di musica classica) ed io già alle elementari qualche volta mancavo da scuola per poter "comporre" delle melodie sulla tastiera Farfisa che avevo chiesto come regalo per la comunione. Tra l'altro qualche frammento melodico di quegli anni l'ho riutilizzato anche in seguito. La passione più travolgente nasce poi quando, intorno ai 16 anni, sono passato dall'ascolto delle mie rock band preferite dell'epoca (Pink Floyd primi fra tutti) alla scoperta della prima sinfonia di Brahms ed altre opere del periodo romantico. Sopratutto, però, mi capitò tra le mani un CD che raccoglieva alcuni grandi compositori di musica contemporanea come Pierre Boulez, Gyorgy Ligeti, Luigi Nono, Wolfgang Rihm: ne fui sconvolto e fu un'improvvisa iniezione di entusiasmo che mi portò sino agli studi in conservatorio. Molti anni dopo ho avuto poi la fortuna di incontrare di persona sia Pierre Boulez che Wolfgang Rihm.

E' stato facile seguire questa passione per te, o hai avuto difficoltà? Se si quali? 


Non è stato facile. Diciamo che non mi sono dato molte alternative. Non è stato facile, dicevo, a partire dal corso di studi. Il corso di composizione tradizionale in conservatorio dura dieci anni e dopo questo ho seguito parecchi corsi sino all'alto perfezionamento all'Accademia di Santa Cecilia a Roma, il tutto complicato dai continui spostamenti e le spese da affrontare. Oltre ai non pochi ostacoli pratici ed economici ci sono poi quelli di carattere "mentale". Il mondo della musica contemporanea, dal quale provengo, è caratterizzato da un rapporto abbastanza difficile tra la musica ed il pubblico e questo mi ha portato a pormi molti interrogativi sul ruolo dell'artista nella società attuale: sempre in bilico tra la voglia di comunicare con un pubblico che sia più ampio possibile e la voglia di una libertà espressiva totale. Anche qui è servita davvero molta determinazione per andare avanti. Proprio a partire da questa difficoltà con il pubblico ho iniziato ad appassionarmi al mondo del modern classical. Un genere musicale che a mio avviso conserva ampi spazi di manovra per il compositore all'interno di un mondo dalla comunicazione ben codificata con un pubblico ampio, vitale e consapevole.

Il processo che utilizzo nel comporre inoltre parte spesso inoltre da ispirazioni extramusicali. In particolar modo da impressioni sinestetiche da cui vengo spesso colpito. Mi capita infatti di sentire "suonare" una certa immagine o di vedere (esempio classico) i colori nella musica.

Come potresti descrivere il tuo modo di comporre? 


Molto spesso si tratta di un metodo istintivo. Questo è sicuramente un tratto fondamentale del mio modo di comporre derivato dal mio interesse verso i colori dello spettro timbrico. Sicuramente la ragione ha un ruolo fondamentale nel "mettere ordine" in ciò che butto giù di getto. Però spesso entra in scena solo in un secondo momento. Come una madre premurosa che riordina la stanza di un figlio adolescente.
Mi capita ad esempio di inserire degli elementi presi dalla tecnica "spettralista" per andare incontro ad una tendenza timbrica che sento già "in nuce" nel brano. Oppure di sistemare attraverso moduli numerici un beat che è nato in maniera inconsapevole ma che sento che ha bisogno di maggiore ordine. Oppure di applicare una tecnica contrappuntistica laddove, dopo aver fatto una prima registrazione del brano, sento che ci sono delle strade che sarebbe bello percorrere. Il processo che utilizzo nel comporre inoltre parte spesso inoltre da ispirazioni extramusicali. In particolar modo da impressioni sinestetiche da cui vengo spesso colpito. Mi capita infatti di sentire "suonare" una certa immagine o di vedere (esempio classico) i colori nella musica. Di solito parto da una di queste impressioni per buttare giù del materiale timbrico e poi mettere ordine cercando di capire meglio e smussare le asperità formali.

Quali sono i tuoi musicisti di riferimento? 


Bella domanda! Sono davvero tanti. Partiamo dai grandi classici della musica cosiddetta colta: Bach, Beethoven, Brahms. Ma anche Debussy, Ravel e Stravinsky. Avvicinandoci ai nostri giorni direi che un ruolo nello sviluppo di un certo gusto per il timbro l'hanno avuto gli spettralisti francesi come Murail. Invece per ciò che riguarda il rock molto devo ai Pink Floyd ed ai Radiohead. Questi ultimi, specie negli ultimi anni, hanno saputo catalizzare, in chiave rock, alcune tendenze che stavano prendendo piede nelll'IDM ma anche nel mondo della musica per il cinema. Un riferimento decisamente più diretto lo hanno avuto indubbiamente Nils Frahm e Olafur Arnalds che rappresentano due modelli imprescindibili del genere. Devo dire, però, che in generale amo molto scoprire nuovi musicisti sui social, specie su instagram, dove è possibile entrare in contatto con artisti non conosciuti che producono delle cose bellissime. Talvolta con strumenti rari, talvolta con idee davvero innovative: spesso sono loro a darmi stimolo e nuove idee.

Di recente è uscito il tuo nuovo lavoro discografico "Shapes vol.1", puoi parlacene un po'? 


Si tratta del primo EP che fa parte di un progetto più ampio che prevede l'uscita di due Ep distribuiti sulle piattaforme digitali da "believe" e su supporto fisico (Cd e Vinile) da "Blue Spiral Records". In questo lavoro sono partito dall'idea di forma come risultato di una certa illuminazione. In particolare le fotografie del grande fotografo cinese "Fan Ho" sono state molto "illuminanti" da questo punto di vista. Guardando opere come "Approaching Shadow" ti rendi conto di come il trattamento e la post produzione possano davvero fare molto nel messaggio artistico. In particolare come in questa foto l'ombra sul muro venne aggiunta in sede di sviluppo della fotografia, così mi piace aggiungere ombre sotto forma di riverberi paradossali (come nel primo brano dell'ep Tangles) o di scie sonore che rendono evanescenti i contorni del pianoforte. Shapes Vol 1 contiene 5 brani ed ognuno di loro ha una storia particolare: Tangles, il primo brano, fa parte della serie "Lo- Fi piano tapes" nella quale ho voluto rendere "strutturali" tutte le difficoltà e i difetti di una registrazione Lo-Fi. Altri tre brani (Steam And Clouds, Shimmering Ice e Prime Numbers) sono invece più "Cinematici" nel primo ho usato la voce come elemento strumentale, nel secondo è invece il violino a guidare la forma del brano mentre nel terzo, scritto a 4 mani con Andrea Carri, è stato proprio il pianoforte di Andrea a segnare il solco sul quale mi sono poi mosso. Infine Fabric, per piano solo, è un brano più contrappuntistico ma che mantiene l'aspetto di comunicazione con il pubblico.

Quello dell'ispirazione è un concetto particolare e sfuggente. Per come la vedo io non esiste "l'ispirazione" ma solo la differenza tra una vita ispirata ed una non ispirata. Mi viene in mente la definizione etimologica della parola "entusiasmo" dove, dal greco, dentro ci trovi ἐν θεός (en theos) cioè avere un dio dentro.

Cosa ne pensi dell'ispirazione e come vivi il tuo rapporto con la "musa ispiratrice", ovvero c'è 
qualcosa che ti ispira in particolare? 


Quello dell'ispirazione è un concetto particolare e sfuggente. Per come la vedo io non esiste "l'ispirazione" ma solo la differenza tra una vita ispirata ed una non ispirata. Mi viene in mente la definizione etimologica della parola "entusiasmo" dove, dal greco, dentro ci trovi ἐν θεός (en theos) cioè avere un dio dentro. In questa visione, a mio parere, sta la definizione di ispirazione. Ma è un aspetto divino del nostro essere che va coltivato per non lasciarlo spegnersi e morire. Se si vive con entusiasmo allora si può trovare davvero l'ispirazione in ogni cosa: a me capita con delle immagini o dei profumi ma a volte anche semplicemente scrivere musica è come continuare un discorso lasciato in sospeso con il brano precedente.

Cosa pensi del panorama musicale di oggi? 


Come ti dicevo prima, a proposito dei miei musicisti di riferimento, penso che oggi come non mai ci sia una creatività enorme in giro e che i nuovi media stiano dando l'opportunità a tutti di sviluppare queste capacità attraverso lo scambio e la conoscenza. D'altro lato però questi stessi meccanismi rischiano di schiacciare la musica più "main stream" verso standard sempre più bassi. Non si tratta di giudicare le nuove tendenze ma semplicemente di una constatazione: lo stesso meccanismo porta cioè da un lato ad un arricchimento creativo enorme mentre, per altri artisti la corsa ai numeri ed agli streams è causa di un necessario impoverimento creativo. E' un periodo storico molto polarizzato anche in questo campo.

Quali sono i tuoi progetti futuri? 


Dopo Shapes vorrei uscire con un progetto dai suoni decisamente più ambient dandomi modo di esplorare ulteriormente i colori musicali: in questo periodo sto studiando e sperimentando proprio in questo senso. Sto anche collaborando con la video artista indiana Sanjana Nagesh per la creazione di un cortometraggio: si tratta di una collaborazione a distanza che nasce nel primo periodo del lockdown dello scorso anno e, a partire da questo momento storico, affronta il tema della perdita e del lutto come fulcro narrativo. Sto lavorando inoltre ad un progetto di rielaborazione di brani che spaziano dal rock al jazz sino alla musica rinascimentale e che nasce dalla collaborazione con il quartetto jazz di Milano "AB Quartet": l'usicita del progetto è prevista per il prossimo anno. Infine, mi piacerebbe poter presentare Shapes dal vivo: la dimensione live mi manca davvero molto e ci sono molte idee che vorrei sperimentare sulle musiche dell'album come l'interazione con il video e la danza.

Marcello Liverani è un compositore, producer e interprete nato a Cagliari. La sua musica combina elementi acustici, derivati ​​dal genere Modern Classical, musica elettronica, ambient, elementi beat e sfumature talvolta sperimentali derivate dal suo background. È un artista eclettico attivo anche come insegnante di canto e direttore di coro, come cantante ha pubblicato due album sotto il nome "Reverse Context". Ha studiato composizione nel Conservatorio della sua città natale e dopo la laurea ha studiato nelle accademie europee con compositori come I.Fedele, A. Corghi, H Dufourt e T. Hosokawa. Dopo aver conseguito un Master in Composizione presso l'Accademia di S. Cecilia di Roma, ha ricevuto riconoscimenti e premi per le sue opere vocali, per ensemble e orchestrali, che sono state eseguite in sedi e festival come il Parco della musica a Roma, il "Festival de Acanthes" a Metz e presso la Biennale di Venezia, dove nel 2012 è stato selezionato anche per una residenza artistica. Il suo obiettivo principale nella musica è esprimere il profondo bisogno di abbracciare la semplice poesia della vita attraverso la natura stessa del suono.