Lo Stato Sociale: "Torniamo al Festival per non vincere. Abbiamo 35 anni, ma siamo tra i più vecchi, una figata"

18.12.2020

Nel Festival dei giovani, Lo Stato Sociale - con una media d'età dei suoi 5 componenti intorno ai 35 anni e già dieci anni di carriera alle spalle - passerà per essere dalla parte dei "grandi". "È una gran soddisfazione. Una figata totale - dice Alberto "Bebo" Guidetti, fondatore del gruppo bolognese insieme a Lodo Guenzi e Alberto Cazzola -. Una cosa del genere sarebbe stata impensabile solo tre-quattro anni fa. Tutto è cambiato molto velocemente e finalmente il Festival racconta davvero la musica che c'è in Italia in questo momento. A livello artistico è una rappresentazione poliedrica del Paese reale". Per Lo Stato Sociale si tratta di un ritorno all'Ariston, dopo il folgorante debutto del 2018, quando con la loro Una vita in vacanza (e la vecchia che balla) diedero la scossa al teatro, arrivando al secondo posto dietro Fabrizio Moro ed Ermal Meta. "Mentre eravamo nel backstage e attendevamo il risultato - racconta -, eravamo lì che dicevamo: 'speriamo di non vincere, speriamo di non vincere, speriamo di non vincere'. E per fortuna fu così, Lo Stato Sociale vince quando non vince". E quindi nessuna voglia di provare a essere in cima a tutti neanche stavolta? "Il giorno in cui vinceremo, il gruppo si scioglierà. Quindi no". Ma la fame vien mangiando e forse i cinque ragazzi bolognesi un po' di gusto l'hanno preso, per decidere di essere di nuovo su quel palco. "Impossibile, quando sai cosa ti aspetta a Sanremo. Adesso siamo un po' più consapevoli". Al Festival, dicono, si ripresentano - con Combat Pop, "un brano trasparente e genuino, che porta la nostra visione del mondo più che una storia" - per la voglia dopo due anni in cui si sono dedicati singolarmente ad altri progetti (Lodo soprattutto) di tornare attivi discograficamente. "Alla fine siamo gente di spettacolo, se ci dicono di salire su un palco, la voglia ci viene. La nostra forza, la nostra amicizia, ci permette di avere margine per fare altro rispetto al gruppo, per poi tornare a condividere. Siamo pronti per una grande rapina", scherza Bebo. La competizione, invece, interessa meno: "Vogliamo più che altro lasciare un segno, poi se arrivi primo o ultimo non dipende da noi". E il segno, c'è da giurarci, lo lasceranno, come sono sempre stati abituati a fare, all'Ariston come al Concertone del Primo Maggio. "Non siamo certo famosi per i lenti, ma il nostro non è solo divertimento, cerchiamo anche di mandare qualche messaggio". E mai come quest'anno il Festival assume una valenza particolare, dopo quasi un anno di fermo per il settore della cultura e degli spettacoli dal vivo. "Il nostro è stato uno dei settori più colpiti dalla crisi. Ma è stata anche l'occasione per la prima volta di compattarci davvero. E il Festival può essere l'occasione per portare avanti le istanze di questo mondo e per raccontarlo".