Mayer: "Filarmonica chiusa, suono nei parchi di Berlino"

05.05.2021

Simon Rattle lo ha definito una volta il "miglior oboista del mondo". E un musicista così, Albrecht Mayer, membro della Filarmonica di Berlino, in pandemia, ha suonato per mesi nei parchi della capitale. Come un artista di strada e senza farsi individuare. Perché fin da bambino, del rapporto con il pubblico lui aveva "bisogno". Una "esperienza fisica", che può comprendere fino in fondo solo chi l'ha provata. Mayer racconta lo smarrimento di tanti musicisti, che non hanno potuto più fare il proprio lavoro, a causa del Covid: "io sono fortunato, ma ci sono colleghi disperati, che hanno perduto l'esistenza..." E chiede con fermezza: "i teatri vanno riaperti". Grande fan dell'Italia - "l'ho sempre amata moltissimo, fin da ragazzino, ne ammiro l'arte, la musica, la gente, lo stile di vita, il cibo..." - rievoca i duri mesi alle spalle: "L'estate scorsa, quando si è capito che molti concerti venivano disdetti, e in modo duraturo, la speranza si spegneva, settimana dopo settimana. Non avevamo più alcuna prospettiva. Mia moglie mi ha detto: 'prendi la bici e vai in giro, porta l'oboe e suona, magari anche al parco'. E io l'ho fatto". "Ogni giorno ne ho scelto uno diverso, a Wedding, Moabit, e in altri quartieri poco centrali. È stato molto bello, perché ho suonato per la gente che incontravo. Si avvicinavano mamme con il passeggino, coppie, giovani, molti stranieri... Ho conversato con turchi, arabi, siriani. Persone che non avrei incontrato, credo, nelle sale da concerto. Per me ha significato molto comunicare con loro. Ovviamente non chiedevo soldi. Era però come stare su una piccola scena. Questo psicologicamente mi ha molto aiutato". Alla luce della lentezza delle riaperture in Germania, dove la cultura è in lockdown da metà novembre, con pochissimi momenti di sosta, (fra cui il 'progetto pilota' di un concerto coi test, proprio alla Philarmonie, poi mai decollato) aggiunge ironico: "sono quasi certo che dovrò farlo di nuovo". Da giorni Mayer si rivolge ai media tedeschi - fra l'altro per presentare l'ultimo cd, con la Deutsche Grammophon, dedicato al repertorio per oboe di Mozart - per rafforzare questo messaggio: "Sento il dovere di parlare anche per chi ha meno voce di me. Tanti artisti e musicisti, che sono finiti in bancarotta e hanno perso la loro esistenza. Non sono semplicemente frustrati, sono disperati. Io capisco la serietà della situazione, è orribile pensare a quante persone siano morte in questa pandemia. Certo. Ma questa è una parte della medaglia. L'altra è che si è anche visto che non c'è stato alcun caso di contagio rilevato durante un concerto in sala". "Io credo che bisognerà continuare a cercare di vaccinare quante più persone possibile, dare la chance di testarsi a tutti gratuitamente, ma si dovranno anche riaprire i teatri. Andiamo a fare la spesa con le mascherine tutti i giorni, non c'è alcuna ragione per non riaprirli". L'oboista rivela anche una personale delusione sulla gestione tedesca della campagna vaccinale: "Sono cresciuto in un paese in cui si è sempre pensato 'qui c'è tutto, e funziona tutto'. E sono rimasto molto perplesso di fronte al disorientamento della politica in questa occasione. Se penso che, nonostante il vaccino della Biontech sia il prodotto di una ricerca fatta in questo paese, la Germania è così lenta nella campagna vaccinale, lo trovo grottesco. Io però non sono un ricercatore né un politico, solo un musicista". Questa pandemia potrebbe aver dato il colpo finale alla musica classica? A questa domanda replica netto: "Italia e Germania sono i paesi della musica. Abbiamo un compito molto importante, che non va trascurato. E dobbiamo capire finalmente una cosa: non può funzionare se portiamo solo i bambini ai concerti, dobbiamo portare nelle sale innanzitutto i genitori. Purtroppo negli ultimi 20 anni non si è fatto abbastanza in questa direzione ed è più difficile entusiasmare i bambini". Da qui, per Albrecht Mayer, bisogna ricominciare.