Nuova luce sul capolavoro di Pierluigi da Palestrina. Il 9 aprile in streaming la ricerca sulla "Missa Papae Marcelli"

06.04.2021

Nel primo Seicento un autore rimasto anonimo si dedicò a una delle riscritture più interessanti della celebre ''Missa Papae Marcelli'' composta da Giovanni Pierluigi da Palestrina intorno al 1562. La particolarità di quella terza riscrittura è legata al fatto che portava a dodici le voci reali rispetto alle sei dell' originale palestriniano. Sul quel documento si concentra lo studio "Il capolavoro di Palestrina ampliato. La Missa Papae Marcelli A' XII", condotto dal musicologo Florian Bassani, docente della Scuola universitaria di musica a Lugano in Svizzera, che la Fondazione Giovanni Pierluigi da Palestrina presenta in streaming il 9 aprile alle 18:30 sui suoi canali social. La pubblicazione ha vinto il concorso internazionale sulla figura e sull'opera del Palestrina indetto dalla Fondazione nel 2018. Su questa riscrittura si è intrecciato una sorta di giallo perché il manoscritto, depositato nel Fondo di Santa Maria Vallicella, è scomparso alcuni anni fa, presumibilmente per furto. Premiata per la "solida ed esauriente modalità di metodo e conduzione del lavoro", la ricerca muove dalla Missa Papae Marcelli, ''senza dubbio l'opera più nota e popolare del Palestrina'', pubblicata a Roma nel 1567 e fino all'Ottocento diffusa nella sua forma originale, ma anche in diverse varianti. Lo studio fa luce sulla terza riscrittura, fino ad oggi inedita, pervenuta in due sole fonti manoscritte: la più importante, depositata nei fondi musicali di Santa Maria in Vallicella a Roma almeno dal 1794, è sparita fra il 2006 e il 2008. La seconda fonte, creata nei primi dell'Ottocento da Giuseppe Baini, primo importante biografo del Palestrina, ha permesso una comparazione con con l'originale da cui risulta che l'arrangiatore ignoto rimase in termini compositivi sensibilmente vicino all'esempio del Palestrina, ''un atto di omaggio nei confronti del grande maestro e idolo''.