Scala, Livermore: "La Gioconda? È come 8 stagioni di Netflix"

01.06.2022

Non è rappresentata spesso La Gioconda di Amilcare Ponchielli, e non tanto perché è un'opera lunga ma perché richiede un cast di grandi voci. Sei "mostri canori" li ha definiti il direttore d'orchestra Frédéric Chaslin alla presentazione del nuovo allestimento con la regia di Davide Livermore che debutterà alla Scala il prossimo 7 giugno a 25 anni di distanza dall'ultima rappresentazione. Alla Scala La Gioconda è comunque di casa, perché proprio al Piermarini debuttò nel 1876 e per circa cinquant'anni è rimasta stabilmente in repertorio diretta da maestri come Arturo Toscanini e Antonino Votto, interpretata da cantanti come Giuseppe Di Stefano e Maria Callas. In questa nuova produzione, a interpretare La Gioconda è Saioa Hernandez, mentre Daniela Barcellona è Laura, Erwin Schrott Alvise, Roberto Frontali il cattivissimo Barnaba, Fabio Sartori Enzo e Anna Maria Chiuri La Cieca. "Una compagnia di supereroi" ha scherzato (ma non troppo) Chaslin. Protagonista dell'allestimento, ha spiegato Livermore, che alla Scala ha firmato le ultime quattro inaugurazioni della stagione, è Venezia, una Venezia come quella che percepisce la Cieca, una realtà ispirata dal Canova di Fellini e dalla Venezia Celeste di Moebius, che l'ha immaginata senz'acqua su un baratro. Qui si svolge la vicenda (complicatissima e di certo non realistica) della figlia della Cieca, Gioconda, innamorata di Enzo, a sua volta innamorato e amante di Laura, sposata con Alvise e di Barnaba che vuole avere Gioconda e per questo ordisce trame che poi lei cerca di sventare. Una vicenda in cui non tutto è chiarissimo (inutile chiedersi come Gioconda faccia a presentarsi all'improvviso da Laura per darle una pozione con cui sostituire il veleno) ma non per questo meno avvincente. "Sono otto stagioni di una serie Netflix compresse" ha sintetizzato Livermore. Vedere e sentire (anche in diretta su Rai Radio 3) per credere, con la possibilità di assistere a una conferenza introduttiva prima di tutte le repliche, rese possibili anche grazie a Milano per la Scala e alla famosa mecenate Aline Foriel-Destezet, vedova del creatore dell'Adecco.